Piergregorio Garbellotto: perfezionismo ed estetica made in Italy
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Otto generazioni, 248 anni di imprenditoria made in Italy.
La Garbellotto, ora conosciuta in tutto il mondo per la produzione di botti, tini e barriques in legno per affinamento di vini e distillati, nasce nel 1775 come costruttrice di botti.
All’epoca la botte in legno era un recipiente impiegato per conservare in primis vini e distillati, ma anche altri liquidi, alimenti, sostanze, materiali di vario genere.
Con grande lungimiranza, al termine della Seconda Guerra Mondiale, mio padre avviò parallelamente un commercio di legname che gli permise di ottimizzare l’attività per superare le turbolenze del settore botti degli anni ’80.
Vendiamo in Italia e in tutto il mondo, ovunque ci siano zone vinicole.
Rilevare un’azienda con una storia così longeva e importante può spaventare.
Io e i miei fratelli abbiamo preso in mano l’impresa da giovanissimi. Ricordo quegli anni: il lavoro mi assorbì completamente, non esistevano sabati e domeniche. Più che paura, sentivo fortemente il senso di responsabilità verso la mia famiglia, le generazioni che mi avevano preceduto, il lavoro che era stato portato avanti facendo fronte ad un’infinità di difficoltà. E nei confronti dei dipendenti. Capita anche che tra i bottai ci siano intere famiglie, padri e figli che si passano un know how complesso, sofisticato e d’altri tempi. Per la creazione di una botte si impiega moltissimo tempo: un lavoro delicato, per il quale ci vogliono pazienza, capacità, esperienza che si apprendono in anni e anni di mestiere. Ci vuole molta dedizione: è come realizzare un capo d’abbigliamento su misura.
Cos’è per te la famiglia? Quali sono i valori che condividete?
La mia più grande fortuna è stata avere i miei fratelli. Senza loro a cui aggrapparmi e senza una reciproca collaborazione sarebbe stato tutto decisamente molto più complicato. Anche oggi, nonostante i fisiologici litigi tra fratelli non manchino mai, il nostro legame è forte e senza crepe.
Mio padre mi ha insegnato l’importanza dell’umiltà, del non sentirsi mai arrivati, e sempre da lui ho ereditato la voglia e l’energia che servono per mettersi continuamente in gioco.
Che consigli daresti al te stesso più giovane?
In tutta onestà nessuno. Ho commesso errori, ma non ho rimpianti. Credo che ogni momento, anche quello più brutto e complesso, faccia parte integrante del percorso e come tale debba essere vissuto, rispettato e celebrato. Ecco, se proprio dovessi rimproverarmi qualcosa è di non essermi impegnato negli studi come avrei potuto e dovuto.
La Garbellotto è un’eccellenza tutta italiana.
Non riuscirei ad immaginarla in nessun altro Paese perché nessuno come noi italiani ha questa passione per l’artigianalità e la cura per il prodotto. Bisogna aggiungere che per una questione di biodiversità legata alla naturale ricchezza e bellezza del nostro territorio non ci sono altri territori come quello italiano che garantiscono una produzione così florida e di qualità di vino, aceti, distillati. Va da sé che l’eccellenza produttiva di contenitori per questi prodotti dovesse essere nello stesso Paese.
All’inizio dell’intervista hai paragonato la produzione di una botte al confezionamento di un capo su misura. Cos’è per te lo stile e che peso ha?
La ricerca dello stile e il rispetto per il mio gusto personale sono fondamentali. Il “vestirsi bene”, cioè vestirsi mettendoci il giusto impegno, è un gesto di rispetto verso me stesso e di attenzione verso gli altri. Quando si è vestiti assecondando il proprio gusto ci si sente a proprio agio, sicuri di sé, sia in ambito lavorativo che non, a prescindere dalla situazione in cui ci si trova. D’altra parte come ci presentiamo racconta molto di noi, il nostro abbigliamento è il nostro biglietto da visita.
Qual è il capo a cui non puoi rinunciare e quali sono le caratteristiche che cerchi quando devi fare un nuovo acquisto?
Amo indossare maglioni a collo alto in inverno e camicie di lino in estate. In inverno abbino poi una giacca e pantaloni modello chino o jeans. Nel tempo libero indosso anche maglioni girocollo pesanti. Il mio stile lo definirei “casual e curato”.
Tutti i capi che indosso devono essere piacevoli al tatto e perciò essere confezionati con tessuti di qualità. Perché li scelga, dietro un paio di pantaloni, una camicia, un paio di scarpe, devo necessariamente intravedere una profonda ricerca, lo studio, l’attenzione per il dettaglio. Non tollero il pressapochismo. Per questo amo indossare vestiti made in Italy, come quelli firmati lirecento.
Visitando lo stabilimento della Garbellotto è evidente che l’attenzione per l’estetica si rifletta anche sull’ambiente di lavoro.
Siamo dei perfezionisti. Anche in azienda vogliamo che la cura per la pulizia e per il dettaglio estetico sia estrema. Quando si lavora in un ambiente pulito, ordinato e luminoso, in cui ci si trova bene, è più probabile che lo si faccia con il sorriso. Faccio degli esempi: il colore aziendale, il bordeaux, lo si ritrova anche sui macchinari, che sono stati appositamente customizzati; ogni dipendente ha la propria divisa con il logo e per ogni stagione dell’anno… Addirittura le ruote dei muletti sono bianche, così non lasciano segni sul pavimento! L’ho già detto che sono un perfezionista? (Ride, ndr)
Più che un’attenzione al rendimento e al profitto intendiamo che ci sia soprattutto molto amore e molta passione per il proprio mestiere. Come era una volta.
I recenti modelli di business anglosassoni ci hanno abituato a una logica di profitto che sovrasta il benessere del lavoratore. La mia famiglia ha sempre creduto che un ambiente lavorativo sereno sia basilare. Anche per questo organizziamo feste aziendali e viaggi per premiare i nostri dipendenti. Noi la pensiamo alla vecchia maniera e teniamo al centro l’artigianalità, cioè l’uomo e il suo lavoro. Motivo per il quale abbiamo chiamato il nuovo stabilimento con sede a Sacile “intelligenza artigianale”: tre linee robotizzate e varie tecnologie da noi brevettate supportano, perfezionano e rendono più sicuro il lavoro dei bottai che resta, oggi come allora, il vero protagonista del processo.
I.B.